Le parole stravolte

07.07.2017

Gianrico Carofiglio, qualche anno fa, ha pubblicato un libro dal titolo "La manomissione della parole" (lo potete acquistare qui). Mi è venuto in mente proprio questo saggio quando oggi ho intravisto su Facebook la card che riprendeva un pezzo del Segretario del PD sul tema dei flussi migratori. Non che Carofiglio avesse già studiato questa modalità di comunicazione (il libro è del 2010, i social esistevano già, ma non erano ancora importanti come oggi), ma piuttosto è stato il titolo a farmi pensare. "Manomissione delle parole", è esattamente quello che è successo oggi. Badate che non è colpa di Matteo Renzi, che caso mai ne è la vittima: qui le responsabilità sono chiare - se non se ne vuole fare questione di propaganda - e devono ricadere su chi si occupa della comunicazione all'interno del Partito Democratico.

Vediamo cosa è successo, allora.

Oggi sono uscite su "Democratica", e poi sul sito del PD, delle anticipazioni del libro "Avanti" di Matteo Renzi, che uscirà nelle librerie la prossima settimana (il 12 luglio, per l'esattezza). In queste aticipazioni, il Segretario tratta il tema delle migrazioni e lo fa con estrema precisione, individuando problematiche e soluzioni concrete (leggete tutto lo stralcio, con le argomentazioni complete qui). Matteo Renzi descrive la situazione, afferma con chiarezza che è un dovere morale salvare esseri umani che rischiano la vita nel Mediterraneo; afferma che però, al di là di questo, non esiste un obbligo morale italiano ad accogliere tutti coloro che stanno peggio: l'integrazione passa attraverso il concetto di "diluizione", ovvero di mescolamento sociale, e questo mescolamento è possibile solo se le proporzioni sono giuste (pensate se doveste sciogliere del sale in un bicchiere d'acqua: se mettete troppo sale, questo si deposita sul fondo e non si scioglie più, così che non otterrete più quella che in chimica si chiama "soluzione"; l'integrazione sociale funziona allo stesso modo: non ci si può permettere di avere "incrostazioni", ma occorre avere una "soluzione" omogenea, occorre che, per integrare, non vi siano "depositi", ma miscele in cui la distinzione sale-acqua esiste, guardando da vicino, ma da lontano non si nota: tutti si parlano, si confrontano, frequentano le stesse scuole, gli stessi luoghi di aggregazione, e via dicendo); la soluzione non può che essere europea, e tutti devono farsi carico del problema, senza scaricarlo su un unico Paese - il nostro - che sta comunque facendo tanto; e poi arriva il nodo del contendere: 

«...abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro. Quanta vergognosa ipocrisia c'è in chi dice "Aiutiamoli a casa loro" dopo aver tagliato per lustri i fondi alla cooperazione internazionale, risparmiando su quei progetti che avrebbero fermato - almeno parzialmente - la migrazione economica. Sono così fiero dell'aumento dei fondi per la cooperazione voluto dal nostro governo. Del piano Africa presentato per primo da noi come Migration compact nel 2016 e poi in larga parte confluito nell'iniziativa di Angela Merkel per il G20 del 2017. Delle iniziative sull'energia di Eni ed Enel, della straordinaria forza del volontariato e del terzo settore italiano, del grande cuore del nostro paese, ma anche delle iniziative economiche...»

Ecco, avete letto? Questo non è un messaggio leghista. Questo è un messaggio profondamente giusto. Si parla di cooperazione internazionale, si parla di aiutare i Governi dei Paesi africani, si parla di proporre soluzioni concrete e di curare le "malattie" di un sistema economico, sociale e globale. Si tratta di agire alla radice del fenomeno, non si tratta semplicemente di dire "Non vi vogliamo". Si tratta di agire sulle cause, non sugli effetti. È un messaggio corretto, giusto, equo. 

Ma poi arriva chi lo deve veicolare, ovvero il famigerato "staff della comunicazione", che tanti errori ha commesso in questi mesi e che tanti continua a commetterne, e propone "la card". 

Basta leggerla, e rileggere il testo del Segretario tratto da "Avanti", per capire che manca davvero qualcosa. Cosa? Tutto. Manca il succo del messaggio politico, manca il senso dell'argomentazione proposta da Matteo Renzi. Mancano le cose belle che ha detto, mancano le cose giuste. Rimane solo una cosa: lo slogan, che appare di stampo leghista. La dimostrazione? Guardate cosa pubblica la Lega Nord sul suo account Facebook.

Lo "staff della comunicazione" ha implicitamente ammesso l'errore (o gliel'ha fatto vedere qualcuno) ed ha cancellato il post, ma ormai il danno è fatto. Le parole del Segretario sono state tagliate, incollate, ricucite. Il risultato finale è che sono state stravolte. Manomesse, appunto.

Allora un errore di comunicazione può capitare anche ai migliori profesisonisti, ai più esperti di social media; ne possono capitare due, anche tre. Ma questo non toglie che non debbano capitare, che le cose vadano lette, rilette, da sinistra a destra, dall'alto in basso, ma anche al contrario, da destra a sinistra e dal basso verso l'alto. Ogni possibilità di lettura distorta deve essere eliminata. Le polemiche che un messaggio politico può suscitare devono essere ridotte al solo contenuto, e mai al modo di presentarlo. Il contenuto politico, poi, deve essere chiaro, lineare, non stravolto e manomesso. Non serve essere "massimi esperti" per capirlo, non serve una laurea in Scienze della comunicazione per arrivarci. Basta il buon senso. 

Ora, l'unico modo che abbiamo per recuperare a questa cavolata - passatemi il termine - è diffondere il più possibile il contenuto vero proposto dal Segretario. Senza "card", senza semplificazioni: basta ed avanza il testo originale. Perché un testo giusto, politico, che rispecchia i valori del PD e della linea che Matteo Renzi ha dato al partito, tramite l'azione di governo, tramite la sua segreteria.

Ed evitiamo di commettere altri errori di questo genere, proviamoci. Se "lo staff della comunicazione" non funziona, si cambia, si integra, magari affidandosi a chi questo lavoro l'ha già svolto: Francesco Nicodemo è un comunicatore, è vero, ma ha anche e soprattutto una coscienza politica che gli permette, sempre, in ogni situazione, di capire errori di questo genere. Perché qui cambia il messaggio politico, e chi ha coscenza politica lo comprende immediatamente. Pensiamoci.

A presto,

Saverio



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